L’amministratore locale politicamente corretto parte, a monte, con le migliori intenzioni, ma arriva, a valle, sbagliando sempre ragionamento e atti. Egli è convinto di poter e saper accontentare la larga maggioranza (superiore al 75%) dei propri concittadini. In altre parole, pensa e agisce come cerbero, l’infernale mostro dantesco a tre teste dove passato, presente e futuro finiscono in un tritacarne demoniaco. Fino a qualche decennio fa, un simile amministratore era annoverato, nel migliore dei casi, tra gli utopisti, filosofi o architetti, utili nei salotti buoni della media borghesia (ossia dove non si fa nulla, perché non ci sono problemi di arrivare a fine mese: ci pensano i genitori) o, alla peggio, tra gli emarginati pazzoidi delle “quarte file” della politica. Purtroppo, di recente, l’amministratore politicamente corretto ha incontrato un’altra tipologia di amministratore: il nefasto trasformista. Quest’ultimo, delinquente politico (se anche politico delinquente non lo so) passa indifferentemente da una compagine politica a un’altra e quando nessuna soddisfa il suo diabolico ego, se ne inventa una lui. Il trasformista blandisce il politicamente corretto, lo convince e lo sostiene per sfruttare il vento favorevole del momento (nel ciclismo si chiama “succhiaruote”) e il babbeo ci casca, ma quando poi i risultati risultano sempre deludenti, il trasformista ha già preso le distanze e imperturbabile alla coscienza che il diavolo gli ha corroso da tempo, annusa con frogie equine e occhi demoniaci la nuova direzione del vento. Le nuove piste ciclabili in città ad Alessandria sono l’esempio di come l’amministratore locale politicamente corretto cada nella trappola. È la “linea rossa” tra democrazia e demagogia di aristotelica memoria. Nella vera democrazia, la “larga” maggioranza è data dal 50% più uno, dove opposte visioni e programmi politici combattono per accaparrarsi quel 3 – 5 % massimo che fa la differenza, senza avere a disposizione trasformisti che la vendono a carissimo prezzo. Da circa vent’anni nel nostro Paese – e anche in Alessandria – vincono sempre e solo gli infernali trasformisti e le maggioranze di oggi (opposizioni di ieri o di domani) fanno la figura dei babbei, presidenti del consiglio e sindaci compresi. Cari amministratori politicamente corretti ricordatevi quell’antico adagio alessandrino “A stuma fanda ‘me cui ad Miron chi an tra’ si la ca’ per vendi i mon” (stiamo facendo come la famiglia Mirone che ha abbattuto la casa per vendere i mattoni) e ravvedetevi, folgorati magari sulla via della pista ciclabile anziché sulla strada per Damasco.
“La linea rossa”: polemiche per le nuove piste ciclabili in Alessandria
