Torino (Carlotta Rocci de La Repubblica) – Dietro agli striscioni rinforzati con gli scudi in plexiglass, pronti a coordinare quella che gli investigatori della Digos di Torino definiscono “un’organizzazione militare”, ci sono i volti più noti dell’anarchismo torinese. Daniele Altoè, 43 anni in testa, Guido Mantelli, 52 anni, in coda al corteo in sostegno ad Alfredo Cospito, che il 4 marzo dell’anno scorso ha preso di mira numerosi negozi del centro, decine di auto private, la filiale di Intesa San Paolo a Porta Palazzo, la sede della Reale Mutua in corso Siccardi. Danni per 630 mila euro, due poliziotti feriti e una bruttissima giornata per tutta la città. Il gip del tribunale di Torino ha emesso 19 misure cautelari su richiesta della procura al termine dell’indagine della Digos che ha ricostruito i ruoli di chi, a quel corteo, ha manovrato le azioni violente, si è fatto ideatore del manifesto di quella giornata con le interviste a Radioblackout e i discorsi di piazza.
Quel pomeriggio in piazza Solferino si è radunato un migliaio di anarchici, alcuni provenienti anche da Germania, Spagna e Grecia, dove la lotta per l’anarchico Cospito — in carcere per l’attentato alla caserma dei carabinieri di Fossano e in quel periodo in sciopero della fame contro il 41 bis per 180 giorni — ha provocato attentati violenti. Pasquale Valitutti, 77 anni, prende la parola davanti a tutti: “Se Alfredo muore dobbiamo fargliela pagare, devono pentirsi amaramente di quello che stanno facendo” , dice. Resta in testa al corteo per quasi tutta la manifestazione, diventa “un punto di riferimento” per i partecipanti. È accusato di concorso in devastazione, resistenza a pubblico ufficiale e istigazione a delinquere. Il gip ha disposto per lui gli arresti domiciliari (la misura è stata eseguita dai carabinieri del Ros a Roma). A Torino la Digos ha eseguito la stessa misura per Mantelli e Altoè mentre sono stati disposti obblighi di firma, divieti o obblighi di dimora per altri “esponenti della galassia anarchica che — spiega il dirigente della Divisione investigazioni generali e operazioni speciali Carlo Ambra — hanno garantito le azioni necessarie a far funzionare la strategia militare del corteo, coordinando anche le azioni di chi arrivava da fuori città”. Gli indagati sono in tutto 75, arrivano da Torino, Roma, Milano, Livorno, Alessandria, Cuneo e dall’estero. Per tutti l’accusa è devastazione. Per contestarla gli investigatori, coordinati dai magistrati Paolo Scafi ed Enzo Bucarelli, hanno ricostruito nel dettaglio i momenti del corteo e analizzato centinaia di video.
Mantelli è esponente di spicco del gruppo Alpi Libere, Altoè storico volto dell’anarchismo torinese, noto a diverse procure italiane. Secondo quanto ricostruito dalla squadra di indagine tecnologica, sono loro i coordinatori delle violenze e comunicavano con gli spezzoni della manifestazione con le radioline. Gli inquirenti individuano una “mutazione” nel corteo alle 18.43 quando in corso Siccardi, nascosti da striscioni e scudi, i violenti si preparano all’azione. In pochi minuti indossano caschi, maschere, impugnano pietre e bastoni nonostante la polizia quella mattina avesse già sequestrato molto materiale fermando le auto in ingresso in città. Mentre in piazza Savoia alcuni colpiscono auto, vetrine e imbrattano l’obelisco, in coda al corteo altri incendiano transenne, cassonetti e sacchi neri per impedire l’intervento delle forze dell’ordine.
Per il gip “il corteo ha provocato un significativo pericolo per l’ordine pubblico, incidendo sul tranquillo e pacifico vivere civile” con “consistenti danni economici a privati ed enti pubblici e condizionando le ordinarie attività delle persone”. I testimoni raccontano l’arrivo dei manifestanti. “Per la paura mi si sono bloccate le mani e le gambe, ho avuto un attacco di panico”, racconta una delle negozianti di via della Consolata. La sua collega ha chiesto al titolare di non lavorare più nei giorni delle manifestazioni pubbliche. “Lo shock è stato troppo grande”.
L’indagine conferma come Torino sia cuore dell’anarchismo nazionale: un anno fa è stata la città dove si è accesa la miccia che ha dato il via alla mobilitazione internazionale in solidarietà a Cospito.