Torino – Da Alessandria Oggi: “Centro devastato al corteo Cospito”. Fino a circa venticinque anni fa quasi nessuno nel nostro Paese avrebbe saputo dire chi fosse Alfredo Cospito e sicuramente nessun libro di storia avrebbe mai parlato di lui. Oggi, nell’era dei media digitali, Wikipedia gli dedica un’ampia biografia sotto la qualifica di “attivista costituzionalista e anarchico italiano” dandogli dignità di storia contemporanea anziché di cronaca nera. Questo esempio è uno dei tanti che mi confermano come il diavolo sia riuscito ad “addormentare i cuori” (per dirla con Fabrizio De Andre’) dell’immenso popolo digitale. Aver gambizzato un dirigente aziendale e aver collocato un ordigno esplosivo contro una scuola di allievi carabinieri fanno certamente un bel curriculum.
Condannato come doveva essere, ecco che il nostro contemporaneo “graffiacane” (per dirla col sommo Dante) si fa paladino contro le condizioni carcerarie italiane e giù molti perdigiorno e intellettuali di sinistra senza problemi di arrivare alla fine del mese a dargli ragione. Poi quando la cronaca “spara” l’arresto di 13 poveri stressati agenti penitenziari: apriti Cielo! Non contenti di esprimere le loro insulse opinioni a casa loro, sempre i soliti perdigiorno e intellettuali di sinistra si stracciano le vesti per le condizioni carcerarie dell’Ungheria di Viktor Orban.
Tornando solo per un momento seri, consiglio la lettura del ventesimo rapporto sulle condizioni di detenzione dell’Associazione Antigone disponibile sul loro sito internet per poter comprendere meglio i problemi delle carceri in Italia. Scopriremmo che, in primo luogo, è critica la mancanza di spazi intesi sia come strutture edilizie, sia come percorso di recupero sociale. Poi ci renderemmo conto, per chi come me la pensa, che non esiste più un vero e genuino “pentimento” per i reati commessi; pentimento che resta e resterà sempre premessa imprescindibile per il successivo percorso di recupero senza la quale recidivi, convinti incalliti e delinquenti a vita possono tranquillamente avere gli stessi diritti di chi, al contrario, intraprende la via del pentimento.
Già, pentimento. Parola oggi desueta che nessuno vuol più pronunciare. Neppure il rapporto Antigone lo fa. Senza una riflessione spirituale e religiosa, mancando le fondamenta del peccato nella società esterna, il carcere diventa l’ennesimo luogo di sfruttamento e di egoistico interesse. Pochi, individualmente, possono riuscire a “cambiare rotta” e quando ciò accade è sempre grazie alla loro coscienza (aggiungo io alla loro anima) toccata dallo Spirito Santo che a fatica ma con successo continua a essere il vero e unico nostro avvocato difensore (“paraclito”).
Come ovvio, i politicamente corretti, non capendo più le fondamenta della nostra esistenza terrena, devono trovare di volta in volta facili capri espiatori, che siano i presunti “aguzzini” agenti penitenziari oppure la fatiscenza delle carceri per le quali non s’investe. A vincere sono i “graffiacani” alla Cospito che venduta l’anima al demone di passaggio ammaliano e irretiscono legioni di fannulloni digitali. Per loro fortuna, la sofferenza di Nostro Signore Gesù Cristo fustigato alla colonna può redimere anche i Cospito di ogni epoca e di ogni luogo.
Cospito, chi era costui?
