Da “Tempi.it” – Lo storico francese Jean-Christian Petitfils, che da oltre 40 anni studia il mistero della Sindone conservata nel Duomo di Torino, non ha dubbi: “Diciamolo senza girarci intorno: la sindone di Torino è autentica. I dubbi, oggi, non esistono più. È la scienza che lo dice mentre la storia, purtroppo, non permette di risalire in modo certo alle sue origini”. Da secoli, tutto ruota attorno a una domanda, quella da cui parte anche Petitfils: “Questo grande lenzuolo sepolcrale di 4,40 metri di lunghezza e 1,10 metri di larghezza, che presenta l’immagine di un uomo crocifisso morto, flagellato, torturato, con tutti i segni della Passione, è quello servito per la sepoltura di Gesù la sera del 3 aprile dell’anno 33 oppure no”?
Per lo storico francese non c’è alcun dubbio. L’immagine è acheropita, non è stata realizzata cioè da mano d’uomo, probabilmente era venerata già nel V secolo e tutti gli studi più seri e attendibili confermano che non è un falso del Medioevo. È vero che secondo la datazione effettuata con il metodo del carbonio 14, la Sindone risalirebbe a un periodo compreso tra il 1260 e il 1390. Ma come dichiarava già a Tempi la sindologa di fama internazionale Emanuela Marinelli, e come conferma anche Petitfils, “numerose obiezioni sono state mosse al risultato di questo test da parte di vari scienziati, che ritengono insoddisfacenti le modalità dell’operazione di prelievo e l’attendibilità del metodo per tessuti che hanno subito vicissitudini come quelle della Sindone, in particolare un rammendo da parte delle suore clarisse di Chambéry dopo il terribile incendio che aveva danneggiato gravemente il lenzuolo nel 1532. Per verificare l’antichità di un tessuto esistono però anche altri test. Tre analisi, condotte nel 2013 presso l’Università di Padova, datano la Sindone all’epoca di Cristo”.
Nessuno però è ancora in grado di dire come quell’immagine tridimensionale sia rimasta impressa sul lenzuolo. La Sindone continua a lasciare domande senza risposta: “Com’è possibile che il cadavere di quest’uomo crocifisso non presenti tracce di decomposizione?
Ed è proprio il carattere misterioso e non definitivo a rendere la Sindone così interessante: “È un pezzo archeologico assolutamente unico. La Sindone non è evidentemente una “prova” della resurrezione di Gesù, perché questo è un mistero che si può comprendere e vivere solo all’interno della fede”, spiega al Figaro lo storico francese. “Eppure quel lenzuolo ci interroga e ci obbliga a porci il problema della resurrezione di Cristo”.
La Santa Sindone è autentica e ritrae Cristo morto
