Torino – Ieri pomeriggio a duecento metri dalla Reggia di Venaria dove oggi e domani si riuniranno i ministri dei Paesi coinvolti nel summit, gli attivisti del gruppo “No G7”, insieme ai “No Tav”, ai “No al Nucleare” ai “Pro Palestina”, hanno protestato contro il consesso internazionale dando fuoco, fra le altre, alle gigantografie del primo ministro giapponese Fumio Kishida, del suo omologo inglese Rishi Sunak, della premiere italiana Giorgia Meloni. Sette fotografie per dire di no “ai grandi della terra che ci rubano il futuro”. Brucia, nel fuoco alimentato da bottigliette di liquido infiammabile, anche una bandiera a stelle e strisce “simbolo dell’imperialismo e di una politica guerrafondaia”. Il secondo giorno di contestazioni contro il vertice su ambiente, clima ed energia finisce così. Con un gesto più simbolico che violento. E poi il corteo che devia dal percorso prestabilito. Imbocca gli svincoli della tangenziale e va a bloccare il traffico diretto a Torino. Bandierone della Palestina appeso sul cavalcavia. Fumogeni colorati. Uno striscione: “No al G7 della guerra e della devastazione”. Colonne di auto. Traffico inchiodato. Ma è durato poco, il tempo necessario per dar modo ai manifestanti di dire che il G7 affronta tematiche che vanno contro il clima e la pace nel mondo.
Contestato il G7 di Venaria
