” … e faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura”. (Alessandro Manzoni: “I promessi Sposi”, cap. III). Dall’anno di Vera Grazia 2000, ossia dalla riforma anche contabile degli enti locali, le amministrazioni comunali di Alessandria – che si sono alternate ad ogni cambio di consiliatura confermando la teoria della “legge del pendolo” applicata alla politica – non hanno compreso che il loro potere decisionale si è drammaticamente assottigliato fino a rendere unico e prioritario il tema del pareggio di bilancio. Un pareggio di bilancio perduto per la miopia politica di cui tutte loro hanno sofferto dopo la tragica alluvione del 1994. Concessioni “ad personam”, aiuti a pioggia, agevolazioni “una tantum” subito divenute … “una semper” e una riscossione delle entrate proprie volutamente sonnolenta per non turbare gli elettori al momento del voto hanno fatto sì che, a differenza di molti altri comuni, Alessandria scivolasse lentamente nel baratro dei dissesti. Non sono serviti neppure i sinceri sforzi di tutti i Sindaci che si sono succeduti (indipendentemente dalla patacca politica esibita) obnubilati da una vittoria elettorale effimera, assediati da un sottobosco famelico e dai diabolici trasformisti della politica. E, infine, sacrificati sull’altare del sempre attuale “Manuale Cencelli” per la spartizione delle poltrone. Quel che è peggio è che la lezione ancora oggi non l’ha appresa nessuno e questa sicuramente è una tara non giustificabile. L’unica soluzione efficace, ancorché impossibile da realizzare, sarebbe quella di azzerare completamente tutte quelle spese che (forse) legittime non erano e non sono obbligatorie, né hanno determinato o determinano significativi vantaggi per la collettività. Si preferisce sostenere a pioggia decine di soggetti per singole iniziative o progetti che pur avendo una loro dignità muoiono senza seminare alcunché di duraturo. Si preferisce concedere agevolazioni a pioggia sulla base di valutazioni eccessivamente soggettive di questo o quell’amministratore in carica. Ogni nuovo sindaco appena insediato si trova di fronte ad una eredità che non ha il coraggio di rifiutare (qualcuno forse neanche se ne rende conto) e quindi parte esattamente come i suoi predecessori: illudendo se stesso e gli altri di cambiare, di essere diverso, insomma di potercela fare. Povero illuso! Avrebbe bisogno di una squadra di amministratori compatta e omogenea capace di rivoltare la struttura organizzativa troppo appiattita sulle quotidiane abitudini, invece si trova ad avere a fianco, nella migliore delle ipotesi, amministratori che “ballano da soli in un ballo di gruppo” o, al peggio, che si considerano piccoli sindaci di un comune indipendente. Scomparsa la formazione che facevano, quando erano seri, i Partiti politici, i Sindacati e la Santa Romana Chiesa, oggi i politici affermano di non essere tecnici ma parlano come se lo fossero non essendo capaci di fare i politici. I tecnici. quando lo sanno fare, fanno i burocrati “passacarte” per cui finisce che si producono decisioni politiche incompetenti che la burocrazia senza consapevolezza e discrezionalità applica in modo becero. Il grande politico, diplomatico e magistrato sabaudo Joseph Marie de Maistre (1753 – 1821) parlando nel 1811 del governo zarista (giudicato dal Nostro, troppo permissivista), scrisse che “ogni popolo ha il governo che si merita” e Alessandria non fa eccezione. Gli alessandrini scelgono i loro amministratori pensando al loro interesse e non a quello della città, e così gli amministratori lavorano per gli interessi dei singoli cittadini che li hanno eletti e non per quelli di Alessandria dove, la demagogia ha quindi preso il posto della democrazia; la Fede (quella vera cristiana e cattolica) è quasi scomparsa, la Carità è insufficiente perché dobbiamo mantenere il nostro egoismo consumistico e luciferino di beni e servizi inutili e superflui, la Speranza c’è e ci sarà sempre grazie allo Spirito Santo che Nostro Signore ci ha mandato: peccato che la maggioranza degli alessandrini neppure più la Pentecoste festeggia! E senza Fede non solo non si avranno amministratori in grado di cambiare la situazione, ma quel che è peggio, neppure si potrà ottenere la salvezza eterna (“ammesso e non concesso” che a qualche Alessandrino interessi ancora).
Gli alessandrini scelgono i loro amministratori pensando al loro interesse e non a quello della città
