Cara vecchia Europa, ti scrivo in questi giorni in cui gli elettori europei potranno recarsi al voto per eleggere i loro rappresentanti al Parlamento di questa disgraziata e falsa “Unione Europea”.
Disgraziata, perché ha generato tanti problemi economici alle classi sociali più deboli del continente. Anziché occuparsi di sanità, di carceri, di difesa e di mercati che favoriscano gli acquisti locali a basso costo per i meno abbienti, si è occupata di finanza per i ricchi, di economia per le potenti multinazionali che fanno il bello e il cattivo tempo (quasi sempre cattivo) coi poveri e i lavoratori.
Falsa, perché il Parlamento eletto ha meno della metà del potere detenuto dalla commissione e dal consiglio dell’Unione Europea.
Così, cara Europa, hai tristemente assistito all’assalto di famelici tecnocrati stipendiati pronti a osservare “la pagliuzza nell’occhio” del Tuo popolo senza accorgersi “della trave” che è nel loro. La moneta unica, nobile Tuo desiderio, si è tragicamente realizzata a danno delle nazioni più deboli e a vantaggio di quelle più forti con un concambio fisso che è stato un po’ come il pollo di Trilussa.
Se può consolarTi, ho riletto in questi giorni l’intervento di Alcide De Gasperi tenuto in Roma il 13 ottobre 1953 alla Tavola Rotonda d’Europa, dal titolo “Il problema spirituale e culturale dell’Europa”. Diceva, fra l’altro, il Nostro: “Come italiano e cristiano non esiterei a dire che, nella sua parte migliore, l’Europa è già unita, è tutt’uno. Esiste una storia europea come esiste una civiltà europea”. Già, nella sua parte migliore; ma quella “parte” è stata sconfitta e umiliata come lo sei stata Tu, cara e vecchia Europa. Così continuava De Gasperi: “D’altronde come concepire un’Europa senza tener conto del cristianesimo, ignorando il suo insegnamento fraterno, sociale, unitario. Nel corso della sua storia, l’Europa è ben stata cristiana; come l’India, la Cina, il Vicino Oriente sono quelli che sono stati sul piano religioso. Come escludere dall’Europa il cristianesimo”? Eppure questo aborto di unione europea Ti ha potuto concepire senza il cristianesimo. Sempre quel 13 ottobre di oltre settant’anni fa si potevano udire queste parole: “So bene che anche il libero pensiero è europeo, ma chi di noi ha mai sognato di prescriverlo dall’Europa libera che vogliamo edificare”? Eppure, carissima Europa, non solo è stato concepito di prescriverlo, ma i “politicamente corretti” l’hanno del tutto cancellato e sotterrato sotto un cumulo di stratosferiche scempiaggini opera di una casta fatta di pochi intellettuali conformisti e senza problemi di arrivare alla fine del mese. Capisco che lo sconforto per Te, cara vecchia Europa, sia oggi forte, e la tentazione di pregare Nostro Signore affinché ci punisca con una guerra che soffi da Oriente pure: non mancano classici esempi dell’Antico Testamento. Forse, però, un piccolo barlume di speranza possiamo ancora offrirtelo, cara vecchia e “vera” Europa, prima di ricorrere al “dies irae”. Una speranza che non si trova nei partiti politici di oggi, né nelle sedicenti “religioni” fai da te o psicologiche in vendita nei supermercati spirituali, ma che si nasconde nei cuori di quelle poche persone per le quali “Dio, Patria e Famiglia” sono parole che hanno ancora un profondo senso di sacralità, come ce l’avevano quando furono scritte da Giuseppe Mazzini (1805 – 1872) nell’opera I doveri dell’Uomo: “Voglio parlarvi, come il core mi detta, delle cose più sante che noi conosciamo, di Dio, dell’Umanità, della Patria, della Famiglia”.
Cara e vecchia Europa, oggi ti vedo come Ugo Foscolo (1778 – 1827) vedeva il grande Vittorio Alfieri (1749 – 1803) ne I Sepolcri: “[…] e avea sul volto il pallor della morte e la speranza”. Resisti perché la storia è guidata dalla Divina Provvidenza e le trame del maligno se a volte sembrano vincere, in realtà finiscono sempre per fallire, anche se non ci è dato sapere né come, né quando.
I doveri dell’uomo verso la Patria e l’Europa
