Alessandria – Oggi possiamo dire senza tema di smentita che Amag ha perso, come ha perso l’intera Città di Alessandria. Da sempre amo ricordare che la vittoria ha molti padri mentre la sconfitta è sempre orfana, ma (aggiungo io) entrambe sono figlie della stessa madre. Quando il mondo intorno a te cambia, se tu non cambi con lui sei destinato a morire e non sempre il mondo cambia in meglio. Le aziende municipalizzate nacquero nel secondo dopoguerra per garantire al cittadini i servizi pubblici a domanda individuale essenziali anche per le fasce più deboli della popolazione: acqua, luce, gas, rifiuti, trasporto pubblico. Si trattava di fissare prezzi calmierati, differenziati che evitassero a qualcuno di trovarsi privi di quei servizi che un comune deve sempre garantire a tutti, lasciando il resto alla libera iniziativa imprenditoriale privata. Era la perfetta applicazione dei principi di imprenditorialità pubblica voluta da grandi politici pre e post seconda guerra mondiale quali Alberto Beneduce (1877 – 1944) e Amintore Fanfani (1908 – 1999). Purtroppo, la Giurisprudenza italiana a partire dal 1978 e poi pochi politici deficienti ispirati dal diavolo nel 1990, permisero ai Comuni di costituire società di capitali (SpA e Srl) disciplinate dal codice civile, non capendo che una società civilistica è fatta per fare utili a favore dei Soci e non per garantire servizi al cittadini. Alessandria fece di peggio: altri pochi politici deficienti ispirati dal diavolo smantellarono tutta la rete tranviaria pubblica e riuscirono perfino a trasferire la proprietà di immobili a destinazione vincolata (cioè invendibili) a società di capitali grazie a notai ignoranti o compiacenti (leggasi teatro comunale). Da lì in poi fu un susseguirsi di sprechi e interessi privati. Dopo mani pulite e la perdita di potere della politica, gli amministratori nominati nei consigli d’amministrazione fecero man bassa: liquidazioni milionarie a direttori storici, promozioni compiacenti tra i dipendenti, assunzioni raccomandate, consulenti amici presero il posto degli obiettivi sociali e territoriali, fino a giungere alla stagione dei fallimenti (AMIU e ATM) e delle vendite di questi ultimi anni (Amag Mobilità, Alegas e tra poco AMAG reti gas). Certo, il mondo era cambiato, ma i politici alessandrini anziché attrezzarsi per reggere al cambiamento, pensarono di essere più furbi degli altri (errore molto diffuso tra chi non ha l’umiltà di considerarsi peccatore) e invece di riflettere sulla loro incapacità di amministrare il comune ormai di fatto già in dissesto, ritennero di saper anche amministrare una società di capitali. Oggi le regole del gioco sono quelle di una falsa unione europea che privilegia l’alta finanza e i tecnocrati di Bruxelles, piuttosto che i popoli cristiani della storia del nostro Vecchio Continente. L’unica speranza che resta è l’azione dello Spirito Santo perché: “Se il Signore non costruisce la casa, invano si affaticano i costruttori. Se il Signore non vigila sulla città, invano veglia la sentinella” (salmo 126.1).
Amag Alessandria: anatomia di una sconfitta storica
