Milano (Milano Today) – C’era anche Stella Assange, domenica in piazza Castello a Milano, prima all’apertura del Wired Next Fest e poi alla manifestazione in solidarietà al marito (e fondatore di Wikileaks) Julian Assange nostro collega cronista (nonché martire sull’altare del giornalismo libero, quello vero, quello che fa bene alla salute della Società, ma su cui pende da anni un mandato di cattura da parte degli Usa in quanto Assange è colpevole di aver fatto il suo mestiere: il cronista di guerra, documentando le porcherie che gli americani hanno perpetrato contro i residenti inermi durante la guerra in Iraq; n.d.r.), arrestato cinque anni fa nel Regno Unito. Il mese scorso l’Alta Corte britannica ha statuito che Assange potrà fare ricorso contro la richiesta d’estradizione negli Stati Uniti, dove rischia molti anni di carcere per spionaggio relativa alla pubblicazione di migliaia di documenti riservati e diplomatici. Il 9 e 10 luglio si terrà un’udienza nel merito, dove Assange potrà illustrare alla Corte le sue ragioni.
“L’Italia è stata incredibile”, ha detto la moglie (e avvocata) di Assange parlando al Wired Next Fest: “Gli attivisti qui sono straordinari, credo siano un esempio per il resto d’Europa. Gran parte del sostegno politico è arrivato dai movimenti di base. La persecuzione di Julian è sì la storia della persecuzione di un uomo e di un piccolo e coraggioso progetto giornalistico, ma anche la libertà di informazione nell’era di internet [in un contesto] di crescente repressione e censura, oltre che, nel caso di Julian, di abusi del sistema giuridico per silenziare un giornalista e incarcerarlo”.
E, per Stella Assange, la persecuzione verso il marito “criminalizza l’attività di raccolta e pubblicazione delle informazioni”, dunque è un attacco contro il giornalismo: “Il più pericoloso attacco alla libertà di stampa a livello globale”. La detenzione di Assange è di massima sicurezza: può telefonare a una serie di persone prefissate, e le chiamate sono registrate. Trascorre 22 ore al giorno in cella e “viene trattato – ha affermato la moglie – come se fosse il peggior criminale nel Regno Unito [nonostante] non sia stato condannato per alcun reato”.
Sul futuro, la moglie di Assange si è mostrata ottimista: “Guardo alla traiettoria politica e credo che Julian verrà liberato [ma, per il bene del giornalismo] l’unico esito positivo è che l’amministrazione Biden faccia cadere le accuse o grazi Julian, perché se questo precedente politico non viene cancellato, i danni sono destinati a rimanere”.
Alla manifestazione pomeridiana, tra gli altri, l’attore Moni Ovadia, il giornalista Gianni Barbacetto, il consigliere comunale Carlo Monguzzi, la giornalista Germana Leoni, il leader del gruppo cronisti lombardi Fabrizio Cassinelli, l’ex magistrato Armando Spataro e circa 500 partecipanti.
Già fissati i prossimi appuntamenti: il 3 luglio presidio in prefettura (corso Monforte) per l’ultima consegna di firme della petizione per liberare Assange. Il 9 luglio, davanti al consolato britannico in piazza Liberty, in occasione dell’avvio dell’udienza d’appello contro l’estradizione.
Nella foto in alto, da sinistra: Spataro, Stella Assange e Barbacetto (foto “La Presse”)