Alessandria – Ci risiamo: la politica “al soldo” dei palazzinari (sempre gli stessi) potrebbe essere riuscita a bloccare per l’ennesima volta un’interessante attività commerciale dell’aeroporto Mossi di Novi Ligure. Infatti la Procura della Repubblica di Alessandria – in collaborazione con la Procura Europea (E.P.P.O.) di Torino – ha emesso un’ordinanza di applicazione di misure cautelari in carcere nei confronti di due tortonesi, accusati di truffa ai danni dello Stato e della Comunità Europea, di autoriciclaggio e di false comunicazioni sociali. Si tratta di una società operante nel campo della ricerca e dello sviluppo di droni per uso commerciale, che ha già ottenuto oltre 1,3 milioni di euro in prestito, garantiti dal Fondo Europeo per gli Investimenti (riciclaggio?). L’azienda era intenta a sviluppare una base operativa all’aeroporto Mossi di Novi che così avrebbe potuto essere uno dei primi aeroporti europei autorizzati al commercio internazionale tramite l’utilizzo di droni. Non è dato sapere in base a quali motivi sia stato emanato il provvedimento, ma sono in molti a storcere il naso sulla vicenda che non evidenzia reati – a meno che in Bei (Banca Europea per gli Investimenti) e in Fei, non siano tutti impazziti – per cui non si capisce come abbiano fatto a scattare le manette. Di certo c’è che l’area del Mossi (circa 40 ettari tra Novi e Pozzolo, un bocconcino imperdibile per qualcuno!) è molto appetita dai soliti palazzinari, mentre le Forze dell’Ordine, in questo caso le Fiamme Gialle, non sono chiamate a interpretare le ordinanze ma a eseguirle. A rispondere sarebbero i magistrati che hanno emesso
un’ordinanza senza motivazioni plausibili. Almeno così sembra. Infatti la società tortonese è legittimamente attiva nel campo della ricerca e dello sviluppo di droni per uso commerciale, gestita da un ex pilota di aerei e amministrata da un professionista, che ha incassato legittimamente circa 1,3 milioni di euro in prestito per la realizzazione del progetto industriale, garantiti dal Fondo Europeo per gli Investimenti (Fei) e concessi da una banca italiana. Gli indagati stavano per ricevere un altro prestito, anch’esso garantito dal Fei (riciclaggio?), per un importo di 3 milioni di euro che sono stati bloccati su ordinanza delle Procure. L’idea dei due imprenditori è eccezionale ma la sospetta tempestività dell’indagine ha impedito l’erogazione di questi fondi e per i due sono scattate le manette. I soldi sono stati bloccati in base a un provvedimento di sequestro conservativo di circa 1,3 milioni di euro, emesso dal Gip di Alessandria. Sequestrate anche alcune proprietà immobiliari, oltre a disponibilità finanziarie pari a 213.000 euro e alla totalità delle azioni della società.
La maledizione dell’aeroporto di Novi perennemente costretto a non decollare
