Ventimiglia (IM) – “Vogliamo arrivare in Francia, abbiamo avuto paura di morire soffocate”: questo il grido di nove delle 14 giovani donne eritree appena maggiorenni che aggiungono: “Noi, prese a cinghiate dal camionista dopo aver pagato 150 euro a testa”. E aggiungono: “Eravamo davanti alla stazione di Ventimiglia. Un uomo ha detto: ‘Francia?’. ‘Sì’, abbiamo risposto. ‘Francia, Francia! È lì che vogliamo andare. Dovevamo pagare 150 euro a testa”. Così nove ragazze appena maggiorenni unite dalla stessa origine, dalla stessa fame e dallo stesso viaggio terrificante – deserto, Libia, Mediterraneo, Lampedusa – si sono ritrovate domenica all’autoporto di Ventimiglia. Il passeur ha incassato i soldi. Qualcuna aveva solo 100 euro, ma non ha fatto storie. “Per questa volta va bene”, ha detto. Erano rintanate sul retro di un furgone in attesa del momento giusto. Quando l’autista di un Tir con targa rumena si è allontanato per andare a prendere da bere e da mangiare, era l’ora di pranzo, il passeur è entrato in azione. Ha rotto i sigilli del cassone posteriore. Ha aperto il Tir e ha urlato alle ragazze di muoversi: “Salite!”. Poi, richiudendo il portellone, ha aggiunto: “Buon viaggio”. Aveva assicurato che sarebbero arrivate in Francia nel giro di un’ora. Solo che l’autista non tornava. Il Tir non partiva e faceva un caldo spaventoso lì dentro. “Mancava l’aria, non si respirava”, ha raccontato una ragazza a chi l’ha soccorsa. Così hanno iniziato a urlare, a picchiare con i pugni sul portellone. Quando l’autista è tornato, ha sentito quel rumore. Poco dopo un uomo grande e grosso in bermuda s’è sfilato la cinghia e ha colpito sulla schiena le ragazze che sono saltate giù dal suo Tir. Se questa violenza è diventata di dominio pubblico, è perché a pochi metri di distanza un’altra persona, forse un altro camionista, ha acceso la telecamera del suo telefono e poi ha spedito quel video a un sito di notizie in Romania. A Ventimiglia c’è un passaggio costante di persone in transito, da mesi, da anni, senza una struttura adeguata per l’accoglienza. In questo momento la media è fra 30 e 70 persone al giorno. I modi per tentare il passaggio sono noti. Per raccontarli basterebbe ricordare le 45 vittime accertate su questo confine: chi morto folgorato lungo i binari ferroviari, chi morto risucchiato e triturato da un treno in corsa, chi investito in autostrada come un cane, chi volato giù da un dirupo in cima al Passo della Morte, chi accoltellato perché non abbastanza sottomesso alle richieste del passeur.
Come casi estremi si possono annoverare quelli che si nascondono nelle cabine elettriche dei treni e quei due navigatori improvvisati, davvero geniali, che nel 2018 presero un pedalò dalla spiaggia di Ventimiglia e lo lasciarono su una spiaggia di Roquebrune dall’altra parte della frontiera, beffando tutti i controlli. Intanto le nove ragazze eritree sono già ripartite e sono già in Francia. Manca l’identificazione del passeur, uno dei tanti in azione in questa zona. E manca, soprattutto, l’identificazione del camionista con la cinghia nelle mani. Le altre giovani eritree cacciate giù dal Tir sono state accolte dalla Caritas del centro Intemelia di via San Secondo, dove è attivo lo spazio di Save the Children e i servizi di Diaconia Valdese e WeWord.
Camionista prende a cinghiate migranti eritree sistemate nel cassone del camion
