Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Scusate se insisto ma, mio malgrado, devo tornare a scrivere che quella massa di idioti che è la multiservizi Amag partecipata del Comune di Alessandria. Siamo sempre profetici e l’avevamo detto in tempi non sospetti (“I cittadini si indebitano con le banche per pagare i debiti degli enti pubblici” 7 febbraio 2024). Per continuare a sostenere il sottobosco politico locale di Alessandria e di Novi Ligure, l’Autorità d’ambito (EGATO 6) anziché fare quello che prescrive la legge, ossia affidare il servizio idrico integrato pubblico di tutto il territorio dell’ambito ad un unico soggetto gestore, qualche anno fa ha fatto finta di niente e ha consentito a due società politicizzate, tecnicamente fallite e, per giunta, tra loro in causa (Amag Reti Idriche Alessandria e Acos Gestione Acqua Novi Ligure) di costituire una cosiddetta “rete d’impresa”, praticamente una foglia di fico illegale per consentire ai politici locali di piazzare i loro “trombati” alle elezioni o i loro “clientes” – come si diceva quando s’era sani – anziché dare vita a un unico gestore cui dare le colpe se qualcosa non funzionava. La saggezza dei nostri padri, però, ci diceva che: “Il diavolo fa le pentole, ma non i coperchi”, ed ecco che gli amministratori delle due società, privi di qualsivoglia traccia d’intelligenza, anziché cercare di coprire le malefatte e dopo essere in causa per milioni di euro, hanno anche presentato separatamente al MIT (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti) le domande per ottenere milionari finanziamenti col famoso (PNRR) che, ricordiamo, sono in gran parte debiti sul groppone dei nostri giovani. Il MIT ha assegnato 14 milioni di euro ad AMAG Reti Idriche e neanche un euro a Gestione Acqua perché ha ragionato a livello di ambito territoriale e di “Unico Soggetto Gestore” come prescrive la legge. Ovviamente a Novi Ligure, che sono i più stupidi, hanno protestato e fatto ricorso contro la decisione del MIT. Per quest’ultimo è stato facile accorgersi della malefatta di una “rete d’impresa” che gestore unico non è, per cui ha semplicemente preso “carta, penna e calamaro” per dirla col grande Antonio De Curtis (in arte Totò) e ha scritto a tutti dicendo che lo scherzo era finito, imponendo il gestore unico entro 60 giorni e sospendendo i 14 milioni di finanziamento di cui una parte già spesi. Poiché in 60 giorni (agosto compreso) nulla si farà, si consiglia a questi idioti di portare i libri in tribunale delle due società per limitare i danni.
E io pago.