Alessandria – Ennesima gazzarra giovedì notte nel carcere di San Michele dove un gruppo di detenuti ha danneggiato due sezioni e uno di loro ha anche ferito un agente. La protesta è iniziata nel pomeriggio quando è arrivata una telefonata non autorizzata che in quel momento non si poteva fare a un detenuto per cui tutti gli altri in segno di protesta si sono rifiutati di rientrare in cella. Una decina di carcerati magrebini, non contenti, hanno messo ferro e fuoco due sezioni, danneggiando alcuni oggetti e suppellettili. Per cercare di placarli sono intervenuti gli agenti che in quel momento erano in servizio: uno di loro è stato colpito con un pugno da un detenuto. È un sovrintendente della polizia penitenziaria che ha una prognosi di 15 giorni. La protesta è poi terminata intorno all’una di notte. Ma la situazione di emergenza in carcere riguarda purtroppo tutto il Piemonte e si aggrava sempre di più. Nelle scorse settimane c’era stata la protesta dei detenuti ad Asti, solo qualche giorno fa era stata devastata una sezione della struttura di Novara, poi Biella e anche Cuneo. La scorsa notte, in contemporanea con quanto stava succedendo ad Alessandria, anche nelle carceri di Torino ci sono state rivolte e incendi, sia nel carcere minorile Ferrante Aporti che al Lorusso e Cutugno. In particolare nel penitenziario minorile Aporti, a causa della sommossa dei carcerati, gli agenti sono stati costretti a fuggire: diversi i feriti. Per un tempo interminabile la situazione è sfuggita totalmente al controllo: erano solo nove le guardie penitenziarie in quel momento in servizio, tra cui due donne. I giovani rivoltosi, una ventina, quasi tutti stranieri, hanno appiccato fuochi dappertutto e il fumo nero saliva alto. Sei gli agenti del minorile che sono stati portati in ospedale perché intossicati, due sono rimasti ricoverati. Tra loro anche il giovane minorenne condannato per aver lanciato la bici giù dai Murazzi. Sono riusciti a prendere le chiavi del carcere trovato poi per strada, lanciato al di là dell’alto filo spinato che circonda il campo sportivo. Era da lì che volevano provare a fuggire. Intanto agenti della polizia penitenziaria venivano richiamati in servizio. Polizia e carabinieri non potevano entrare, così come i vigili del fuoco. Perché nei penitenziari la gestione dell’emergenza è prima di tutto interna. Fuori però, gli agenti perlustravano tutto l’isolato con le torce. Hanno chiamato unità in supporto da fuori Torino, da Alessandria, Ivrea, Saluzzo, per aiutare i colleghi del Ferrante ma anche quelli delle Vallette, dove si stava scatenando il caos, partito da una rissa. Lì un detenuto è riuscito a costruirsi una lama con una scatoletta e l’ha puntata alla gola di un agente. Nei padiglioni B e C è scoppiato il caos oltre ai roghi. Intanto al Ferrante, sventata l’evasione, i detenuti sono stati portati in palestra. I più tranquilli sono rientrati in cella dopo mezzanotte, una dozzina di ribelli hanno continuato a battere e urlare. Una coppia di ragazzi da fuori ha tentato di portare loro solidarietà: urlando “Daje!” e facendosi sentire battendo sul muro. All’alba sono stati portati in ospedale per farsi visitare. Una volta rientrati però, nel primo pomeriggio, si sono rifiutati di rientrare in cella. Si sono asserragliati nella sala teatro, battendo e urlando. Il direttore e il comandante facente funzioni li hanno convinti con il dialogo. Alla fine è tornata la calma.