Torino – La corte d’Assiste d’Appello tramite il pm Gianfranco Colace chiede l’ergastolo per Stephan Schmidheiny, l’imprenditore svizzero proprietario di Eternit per i morti a Casale Monferrato (AL). La richiesta dell’accusa pesa come un macigno: “ergastolo per omicidio volontario con dolo eventuale”. Colace spiega: “L’imputato non è un mostro, è una persona normale a capo di una multinazionale dell’amianto, inserito nel cartello mondiale che ha gestito l’affaire amianto. Nel farlo – dice il pm – ha perseguito il profitto, mettendo la vita in secondo piano e decidendo di andare avanti nonostante tutto, nonostante avesse in animo di cessare la produzione”. Nel processo sono imputate a Schmidheiny 392 morti. La sentenza di primo grado è stata pronunciata per 147, mentre 199 erano state dichiarate prescritte. “Ma dall’ultima morte oggetto di questo processo a oggi – aggiunge Colace – ci sono stati altri 441 i casi di mesotelioma registrati a Casale, città di 34.000 abitanti dove, se una persona ha mal di schiena, vede già la sua sorte segnata. O siamo in presenza della più grande strage dovuta all’amianto – ha detto il pm – o a un caso eclatante di mala sanità dove centinaia di persone sono curate da mesotelioma”. Insomma, Schmidheiny “sapeva che l’amianto uccide e ha deciso di continuare a produrlo”. I pg hanno anche posto l’accento sui comportamenti che avrebbero messo a rischio la propagazione esterna delle fibre.