Acqui Terme (AL) – In questi giorni non si parla d’altro: tanti stabilimenti termali chiusi e, all’orizzonte, il passaggio di proprietà alla Regione Piemonte delle Acque Termali attraverso una nuova società in house, di cui farebbe parte anche il Comune.
Infatti una delle tre concessioni (quella più ampia denominata “Città di Acqui Terme”, che riguarda tutta l’acqua che scorre nel territorio), si estinguerà a maggio del 2025, dopo 90 anni. I bene informati dicono che che non andrà ceduta, mentre delle altre due, “La Bollente” e “Vascone”, si parlerà il prossimo anno. L’ipotesi più probabile è quella per cui, per garantire una gestione diretta delle concessioni. Questa soluzione permetterebbe di mantenere il controllo pubblico su un patrimonio strategico, valorizzando le Terme di Acqui.
L’idea sarebbe quella di creare un Ente che si occupi della gestione delle acque (non degli alberghi che offrono i servizi delle sorgenti) per almeno vent’anni. In quel lasso di tempo sarebbe la Regione ad assegnare di volta in volta l’acqua a chi ne fa richiesta.
Al momento l’unico impianto termale aperto (per alcuni mesi l’anno) è quello adiacente al Grand Hotel Nuove Terme. La società ha onorato l’accordo con l’Asl di offrire cure, ma nulla (o poco) è stato fatto sul piano del benessere. Nel frattempo, la Regione aveva stanziato 160.000 euro per finanziare la ricerca di nuove fonti. Peccato che i fondi siano rimasti sostanzialmente inutilizzati per oltre un anno, fino a quando non sono entrati nelle competenze della Provincia di Alessandria che solo pochi giorni fa si è mossa per raccogliere le manifestazioni di interesse per lo studio del sottosuolo.
La concessione delle sorgenti è in scadenza e la Regione potrebbe intervenire nella gestione in forza di una società “in house” col Comune
