Asti – Nelle 12 pagine inviate dalla Procura della Repubblica di Asti ai quattro ex manager indagati, il nocciolo della questione è sui bilanci che, secondo gli inquirenti, sarebbero serviti a mascherare perdite da capogiro, facendo figurare i conti in positivo. Operazioni che dissimulavano lo stato reale del gruppo. L’aumento delle materie prime del 2022 aveva dato il colpo di grazia, causando la crisi irreversibile.
La parte del leone, per gli inquirenti, la fanno i valori sballati dei ratei e nei crediti verso i clienti ma anche i conti truccati nei contratti con le banche che avrebbero dovuto coprire e ridurre il rischio di oscillazione dei prezzi dell’energia elettrica. Sono quattro i manager indagati, ma anche la stessa società, per aver mascherato perdite (nel 2023 i debiti verso fornitori avevano raggiunto quota 800 milioni). Nel mirino dei giudici sono i dirigenti che hanno ricoperto ruoli amministrativi nei periodi di competenza tra il 2017 e il 2021, cui la pm Laura Deodato contesta il reato di false comunicazioni sociali: c’è, ovviamente, Pierpaolo Carini (nella foto), Giuseppe Zanca, Nicola Gianaria, Valter Bruno, Daniele Bertolotti. I ratei di luce e gas componevano il 30% per cento dell’attivo a bilancio e il 10% del fatturato. E sarebbero stati gonfiati nel 2017 per quasi 49 milioni euro, quando invece – ricostruisce la Procura – valevano solo un milione e mezzo. Nel 2018, per 63 milioni di euro, quando in realtà corrispondevano a –5,7 milioni. Nel 2019 per 70 milioni mentre erano –2, e ancora nel 2020, per 67 milioni anziché 1,8 e nel 2021 per 96 milioni mentre il valore reale sarebbe stato di – 19,5. L’utile nel 2017 risultava di 7 milioni, ma per i pm era di –42. A tal proposito la pm Deodato: “Le anomalie rilevate sui ratei attivi, i crediti verso i clienti e gli strumenti finanziari derivati, hanno generato, nei bilanci di Egea srl e a cascata in quelli di Egea spa evidenti irregolarità che ne hanno falsato la rappresentazione veritiera e corretta”. Sempre nel capo di accusa, si legge che “la procedura contabile adottata consentiva la distribuzione di utili ai soci [di cui una parte, per importi milionari] confluiva in favore di Pierpaolo Carini detentore del 6,9% del capitale sociale, ma anche della sua società, Sia srl, che lui rappresentava, e che deteneva il 53% del capitale sociale di Egea”. Alla società Egea sono invece contestate “anomalie contabili, carenze nel sistema organizzativo in riferimento all’assenza di una procedura per la predisposizione del bilancio consolidato e la tardiva formalizzazione della procedura inerente la contabilità”.
Inchiesta su Egea: conti gonfiati e bilanci fuori controllo
