Milano (Giusto Buroni) – È veramente incredibile che certi illustri organi di stampa ignorino ostentatamente ogni osservazione su enormi svarioni tecnico-scientifici che compromettono la credibilità di ciò che si legge. Mi corre l’obbligo segnalare che i 17 elementi chimici denominati scientificamente e universalmente “terre rare” (ma non sono né terre né criticamente rari) non hanno niente a che vedere con alcuni materiali, effettivamente “rari” e al momento indispensabili per essere largamente usati dalle nuove tecnologie, quali il litio, e la grafite (quest’ultima, come tutti sanno, non è nemmeno “elemento chimico”, ma una “forma allotropica” del comunissimo Carbonio). Eppure oggi i soliti “esperti” di turno sentono il dovere di evidenziare che “Litio e Grafite sono ricchi di Terre Rare che fanno gola a Trump”, una frase che non ha nessun senso nella terminologia chimica o mineralogica e non fa che confermare che certi giornalisti mancano delle più elementari nozioni tecnico-scientifiche (e della curiosità di saperne di più). Tra parentesi, i giornali stranieri, forse diretti da persone solo leggermente più colte della media italiana, si erano affrettati a correggere la denominazione iniziale in “materiali critici” invece di “terre rare” (salvo tornare il giorno dopo a “terre rare”, allineandosi all’ignoranza globale e alla sottomissione al “verbo” di Trump, ammesso che sia lui, o i suoi “esperti”, all’origine dell’errore). Il fatto che quasi tutti i giornali (e anche i “blog”) mostrino la stessa ignoranza è un’aggravante, piuttosto che una scusante.
La bufala delle “Terre Rare”
