di Giusto Buroni – In affollati consessi internazionali che trattano di politiche economiche energetiche e ambientali sembra normale che ne parlasse un’autorità governativa specializzata sull’argomento, non necessariamente un Ministro, che, dicono, deve invece pensare a governare e a gestire frotte di consulenti. Ma in moltissime recenti occasioni non è stato così: molto spesso il ministro della Ricerca Scientifica e per l’Ambiente è stato presente, ancorché defilato (si mormora che non capisca né parli l’Inglese, come del resto il suo più illustre collega Nordio), cedendo volentieri o forzatamente ad altri la scena, specialmente se si tratti dell’onnisciente, spumeggiante e gesticolante “Giorgia”. Tuttavia nelle recenti riunioni a livello mondiale sempre più frequentemente e insistentemente il timido Pichetto Fratin preannuncia (“minaccia”) il rientro dell’Italia nel “Nucleare”, qualunque cosa questa parola significhi, per lui e per gli Italiani tutti: Terza o Quarta Generazione, a Fusione, a Fissione, SMR (Small Modular Reactor) per questo Governo (e purtroppo per l’opposizione) tutto fa brodo, tanto che non si sentono in dovere di fornire una preferenza fra le innumerevoli configurazioni di “macchine” ottenibili combinando a due a due in (quasi) tutti i modi possibili le opzioni sopra menzionate, purché non siano inquinate dagli impedimenti ideologici che hanno bloccato ingiustamente (dagli anni 60 in Italia, da minor tempo all’estero) tale “prodigiosa” e soprattutto “economica” tecnologia. Qualunque reattore nucleare realizzabile da oggi in poi (lo affermano anche Salvini e Donzelli) per il nostro governo attuale sarà completamente: sostenibile, manovrabile, manutenibile, affidabile, riciclabile, rispettoso dell’ambiente, intrinsecamente sicuro, a prova di attentati e di azioni terroristiche e belliche, radioattivamente e tossicologicamente pulito, senza scorie tossiche nè radioattive. Solo un popolo di ingenui e rassegnati (disinformati) “sottoposti” (e gli Italiani per lo più lo sono, votanti o non votanti) potrebbe credere ad annunci del genere, e questo Governo, più precisamente i suoi burattinai che dal primo giorno lo plagiano, ne approfitta a mani basse, corredando l’annuncio del rientro con la solenne promessa che presto presenterà il primo prototipo di almeno una delle “macchine” sopra elencate. Eh no! Ecco che il 28 febbraio 2025 è arrivato il nuovo inaspettato annuncio (sempre da Pichetto Fratin, anche perché è in italiano): “Fra 3 anni l’Italia avrà il suo primo Piano per lo sviluppo del Nuovo Nucleare!” (fra tre anni verosimilmente, terminata la Legislatura, ci sarà un Governo del tutto nuovo e se il primo Piano Nucleare non sarà pronto, buonanotte suonatori: si ricomincerà da zero per l’ennesima volta). E male fanno i Verdi di Bonelli, che da un decennio dimostrano una certa (ingiustificata, ma forse ben remunerata), fiducia verso il Nucleare a Fusione solo perché qualche grosso personaggio ha assicurato loro, sulla fiducia nel suo patrimonio, che è “pulito e sicuro”, ad opporsi solamente al Nucleare a Fissione (il più logico candidato a sviluppare in dieci anni un prototipo, di qualsivoglia “generazione”), e solo con argomenti economici (pare abbiano scoperto che il MWh Nucleare costerà 170 € contro i circa 50 del gas o delle “rinnovabili”). Continua così la farsa, ormai ventennale e recitata da Destra e da Sinistra, della ripresa del “Nucleare” in Italia. Come sempre la mia modesta e inascoltabile proposta è: cominciare subito col comprare una centrale nucleare a Fissione dal miglior offerente ovviamente straniero (diciamo: 1 GWe, circa il 2% del nostro fabbisogno attuale) e formare una prima generazione di ingegneri e tecnici specializzati per ridurre il gravissimo gap formatosi in mezzo secolo di boicottaggio; e poi, fra 15-20 anni, quando sperabilmente anche l’illusione del nucleare a fusione sarà svanita, una volta intellettualmente competitivi, proseguire con progettazione e innovazione di nuove centrali a fissione, grandi o piccole, modulari o compatte, trasportabili o stanziali.
Sul “Nucleare” tutto fa brodo
