Torino – I sindacati denunciano: “Ad oggi dobbiamo constatare che da dicembre nulla è cambiato e la situazione delle giacenze e degli arretrati risulta assolutamente invariata”, ha spiegato qualche tempo fa Stefania Pugliese, segretaria regionale della Cgil Piemonte. Ma i problemi sono sempre gli stessi, erogazione dei Tfr e Tfs, il calcolo definitivo della pensione e le visite per l’invalidità. “Sui Tfr e i Tfs i tempi sono quasi sempre raddoppiati rispetto a quelli previsti per legge”, sottolinea Pugliese. Quindi si possono aspettare anche più di quattro anni. La norma, infatti, prevede che, se si va in pensione anticipata, bisogna comunque raggiungere i requisiti (67 anni di età o 42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini) prima di avere diritto alla liquidazione. Poi c’è ancora un’attesa che varia dai 12 ai 24 mesi in base ai casi, e comunque si riceve a rate. A questo si sommano i ritardi che sono di almeno 24 mesi. Rimangono i ritardi nelle riliquidazioni delle pensioni della scuola e del pubblico impiego che, la stessa Inps, considera di difficile soluzione a livello territoriale perché riguarda migliaia di utenti e si ripresenta ciclicamente al rinnovo dei contratti. “Per rendere l’idea di cosa accade, è molto alto il numero delle pensioni erogate solo provvisoriamente: sono 2600 le pensioni solo del patronato Inca, a cui vanno aggiunte quelle degli altri patronati che negli anni 2021/2022, sono state liquidate solo provvisoriamente e, in alcuni casi, i tempi di attesa per la liquidazione definitiva sono arrivati a superare i 3 anni”, aggiunge la sindacalista. E poi sono lunghissimi e inaccettabili i tempi di attesa per il riconoscimento dell’invalidità civile e in particolare per i certificati per la richiesta di cecità, i permessi legge 104, l’accertamento dei requisiti per accedere alla Legge 68/99 per le categorie protette e il collocamento mirato, l’accertamento della sordità. Se i tempi di attesa della sola gestione Inps (cioè con accertamenti sui certificati medici) sono di circa 27 giorni, quelli per la visita all’Asl vanno dai 95 ai 120 giorni medi ma ci sono territori come Torino, Alessandria e Biella dove i tempi di attesa sono di oltre 200 giorni (circa sette mesi!). “La convenzione tra l’Inps e le Asl, per diminuire i tempi di attesa, annunciata con grande enfasi dal presidente dalla Regione Piemonte Alberto Cirio è in sostanza impraticabile in primo luogo per la mancanza di medici sia all’Inps che nelle strutture del Servizio sanitario nazionale”, evidenzia Pugliese.
Il problema è sempre lo stesso: manca personale. Così peggiora il servizio al pubblico ma il risvolto della medaglia è che i dipendenti hanno un carico di lavoro eccessivo e non riescono a ridurre gli arretrati accumulati e sbrigare anche le nuove pratiche in arrivo. Il personale assunto negli ultimi mesi in Piemonte è il 30% del fabbisogno dichiarato a dicembre da Inps. E poi i neo assunti sono ancora in formazione e sono dislocati prevalentemente a Torino, con evidente rischio di desertificazione per le sedi provinciali. Inoltre c’è la questione del mancato affiancamento, della trasmissione di quel bagaglio d’esperienza che può dare solo chi l’attività l’ha praticata. Negli scorsi anni, l’impossibilità di programmare affiancamenti tra lavoratori nuovi assunti e lavoratori in procinto di raggiungere la quiescenza ha prodotto una perdita di competenze che è difficile recuperare. Ovviamente questo ha contribuito ad abbassare la specializzazione dell’Inps, ad allungare i tempi di gestione delle pratiche perché soggetti a errori e quindi a ricorsi. Con l’aumento degli errori, aumenta il contenzioso amministrativo e giudiziario, con un incremento dei costi per tutti.
“Vergogna Inps” – Ecco perché ci vogliono 7 mesi per una pratica di invalidità e più di due anni (se va bene) per la pensione sociale: intanto ci si abitua a vivere d’aria
