Torino – Lo scrive nero su bianco nientemeno che la Bocconi: gli ospedali e i servizi sanitari offerti dal Piemonte hanno una scarsa capacità di intercettare precocemente il bisogno dei pazienti affetti da disturbi mentali. E i problemi sono da ricercare anche nelle risorse economiche messe a disposizione del comparto.
Il Piemonte, infatti, mentre apre cantieri milionari per ospedali che non servono per il semplice motivo che ci sono già (la Regione Piemonte può contare già oggi su oltre cento ospedali pubblici) presenta una dotazione economica (soldi previsti dal bilancio) più limitata rispetto alla media italiana e alle principali regioni di riferimento (soprattutto in termini di professionisti dedicati). Per esempio la spesa sostenuta per la salute mentale in Piemonte è stata di 64 euro per persona nel 2022: l’8,4% in meno rispetto ai valori medi nazionali (pari a 70 euro). Anche la percentuale complessiva di risorse destinate alla salute mentale è inferiore alla media nazionale: basta confrontare il 2,7% del Fondo sanitario regionale, col 3% dell’intero Paese. I dati sono ben noti in Regione. Lo scorso anno una quarantina di associazioni e realtà che si occupano di salute mentale sul territorio si sono unite per presentare una piattaforma di richieste da rivolgere alla politica. La discussione è arrivata in commissione consiliare a dicembre dello scorso anno. E da allora l’argomento sembra caduto nel dimenticatoio: qui da noi se sei fuori di testa, arrangiati.
Per la salute mentale servono soldi e medici che il Piemonte di Cirio e Riboldi non mette a disposizione
