Asti – Noi di Alessandria Oggi lo abbiamo ripetuto fino allo sfinimento: “Fare ospedali serve solo a spendere dei soldi per niente, bisogna riorganizzare la pianta organica del personale assumendo medici, paramedici e infermieri per fornire un servizio sanitario degno di una regione al passo coi tempi”. Tanto tuonò che piovve e, mentre il governatore del Piemonte Cirio e l’assessore alla Sanità Riboldi hanno firmato a Roma l’acquisto di ben sette ospedali (si comincia con un paio di miliardi ma non si sa dove si va a finire) ieri è uscito l’annuale rapporto sulla Sanità Italiana de Il Sole 24 Ore dove si legge che la pediatria nella provincia di Asti è andata in tilt. Asti è maglia nera in Italia per la pediatria. Sul territorio, a prendersi cura dei 23.000 bambini tra gli zero e i 14 anni, ci sono 13 pediatri di libera scelta, 6 ospedalieri, 7 specializzandi e qualche gettonista. Il rapporto “Qualità della vita 2025” del Sole 24 ore pone Asti e la sua scalcagnata provincia all’ultimo posto delle 107 province italiane. Peggio di Sessa Aurunca. Adesso alla pediatria astigiana lavorano 26 infermieri e i medici sono sei, oltre a sette specializzandi assunti col decreto Calabria. Gli specializzandi non possono operare da soli, devono essere affiancati, se non ci sono medici stabili, a farlo sono i gettonisti, medici di cooperative private. Più difficile la situazione fuori dal capoluogo, dove operano altri sette pediatri. Montegrosso, Canelli e Nizza a sud, San Damiano, Villanova e Villafranca a Nord, più una dottoressa tra Montemagno, Castell’Alfero e Portacomaro. Siamo a “Totò e De Filippo”, solo che loro facevano ridere, questi fanno piangere.
Ormai la Sanità astigiana è come una commedia di Totò e Peppino
