Torino (Giulia Giraudo) – Con tutti i soldi che ha speso e sta spendendo la regione Piemonte per gli ospedali, l’ultimo risultato è che in questi giorni di gran calco sono diventati dei forni. La denuncia viene dalle chat dei medici di “Città della Salute” di Torino, l’Azienda ospedaliero-universitaria costituita nel 2012 che riunisce quattro “Regional Hospitals”, ed è il polo sanitario più grande d’Italia e Europa. Ma non funziona: nel reparto di chirurgia vascolare si registrano temperature da Africa Subsahariana, mentre in Neurologia ci sono 30 posti letto e solo 4 ventilatori. Nell’ambulatorio Gravidanze c’è solo un ventilatore e una finestra. Non è finita perché, nonostante quello che ha speso e spende Fabrizio Priano (nella foto a lato) responsabile dell’Ufficio Sanità dell’Assessorato retto dall’assessore Federico Riboldi (entrambi di Fratelli d’Italia), la morsa del caldo mette a dura prova gli ospedali piemontesi, dove i pazienti sono costretti a sopportare temperature asfissianti durante le visite e in sala d’attesa. Le strutture sono e i disagi paiono evidenti anche al Sant’Anna, al Cto e in tutte le province. Le segnalazioni di disagio arrivano anche dal reparto di Urologia dell’ospedale di Alessandria dove, domenica scorsa, i termometri superavano di molto i 35 gradi: “l’aria condizionata era rotta – racconta Mario C. che denuncia anche una certa difficoltà nel procurarsi l’acqua da bere. Era contingentata — spiega –. Una notte mi sono alzato alle 4 per andare a cercare dell’acqua. Ma anche il distributore automatico era fuori servizio”. Insomma: spendono milioni per i defibrillatori da dare ai rifugi di montagna, ma niente per i climatizzatori negli ospedali piemontesi, con 35° di caldo.
In Piemonte il “Disastro Sanità” aumenta e nessuno provvede nonostante il caldo insopportabile
