Milano (Giusto Buroni) – Due nuovissime Bombe Atomiche, una all’Uranio, l’altra al Plutonio, fatte esplodere dagli Americani nell’agosto1945 posero fine all’interminabile seconda Guerra Mondiale scatenata dalla pazzia di Adolf Hitler, che però era condivisa, più o meno servilmente e ipocritamente da milioni di estimatori in Patria e da influenti ammiratori in Italia e in moltissimi altri Paesi del Mondo, tutti accomunati dall’odio contro gli Ebrei. In soli tre anni, dal 1942, con sforzi materiali e intellettuali inauditi USA e Germania avevano sviluppato quasi dal nulla una nuova Tecnologia basata su una teoria fisica ancora tutta da dimostrare (la meccanica quantistica), alla cui base c’era l’equivalenza tra Massa ed Energia, che portava a prevedere la generazione di quantità enormi di Energia trasformando anche una sola briciola di Materia. Il fenomeno fisico era appena stato scoperto a conferma della già vecchia, ma non dimostrata sperimentalmente, formula di Einstein E=mc^2. Una breve scorsa alla tavola di Mendeleiev e ai valori delle masse in funzione del “numero atomico” prospettavano almeno due casi di trasformazione di massa in energia con la massima resa: quello dell’Uranio (e dei transuranici) all’estremità superiore (gli atomi più grossi e pesanti) e quello dell’Idrogeno, all’estremità inferiore (l’atomo più piccolo e leggero). Si intuì subito che la trasformazione in forma esplosiva (cioè rapidissima) sarebbe stata migliaia di volte più potente di quelle ottenute con processi chimici (tritolo, dinamite). Si incominciò a lavorare con i transuranici, ripromettendosi di proseguire con l’idrogeno. Vennero così gettate le basi per la Bomba Atomica (a fissione dell’Uranio) e la Bomba H (a fusione dell’idrogeno), con il passare degli anni chiamate “bombe nucleari”. L’energia ottenuta in quel modo si chiamò “Atomica”, anche se agli scienziati che la studiavano sembrava più appropriato chiamarla “Nucleare”, perché si generava in particolare nel nocciolo, o nucleo, degli Atomi, che dall’inizio del secolo (XX) venivano rappresentati come microscopici sistemi planetari (elettroni orbitanti attorno a un nucleo migliaia di volte più grande e pesante) che si relazionavano fra loro rispettando, anche se un po’ approssimativamente, le Leggi di Newton. Terminata la guerra con il mondo atterrito dalla strage di centinaia di migliaia di innocenti cittadini giapponesi con due sole esplosioni, fu subito chiaro agli aspiranti “reggitori delle sorti della Terra” che per difendersi da aggressioni future (anche di ex-alleati) sarebbe stato necessario dotarsi di armi (deterrenti) almeno altrettanto potenti di quelle usate a Hiroshima e Nagasaki. Furono attivate le spie e messi al lavoro gli scienziati per copiare e produrre ordigni potenti quanto quelli americani e i più ricchi tra i Paesi “vincitori” della guerra furono presto pronti a esibire le loro particolari “Bombe Atomiche”, concepite non tanto per essere sganciate da aerei bombardieri, come le due usate in Giappone, quanto per essere trasportate da missili (con altissima velocità e precisione) su qualunque obbiettivo di qualunque nemico. Le attuali velocità (ipersonica) e precisione (millimetrica) sono rese possibili dai progressi fatti parallelamente in campo balistico e satellitare. Fortunatamente, e a volte miracolosamente, in tutto questo tempo (circa 80 anni) gli Stati Uniti sono riusciti a tenere in pugno la situazione, mantenendo una posizione preminente e privilegiata, con controlli rigorosi sulle attività di ricerca (non solo nucleare) dei Paesi Industrializzati, vinti, ma anche alleati o, a quel tempo, neutrali: a tutti sono state imposte limitazioni, in seguito a rigorosi controlli e minuziose ispezioni, effettuati, perfino durante le guerre, dalla IAEA (International Atomic Energy Agency). Ostacolarne i controlli o violare le limitazioni comporta “sanzioni” proporzionate alla gravità della trasgressione, ma non è molto chiaro chi si debba prendere carico della punizione (né sono chiare le modalità di approvazione e esecuzione dell’intervento).
L’aggressione all’Iran da parte di Israele, con l’approvazione e il plauso del resto del mondo, secondo la stampa ufficiale ma anche, per questa volta, secondo i “blog”, sarebbe dunque dovuta solo al (grave) fatto che gli Iraniani mostrano di essere in grado di “arricchire” l’Uranio al di sopra della soglia che lo rende adatto all’impiego in “bombe atomiche”. Insomma: l’Iran è colpevole, trasgredendo i patti che limitavano il livello di arricchimento dell’uranio, di essere diventato “potenziale” produttore e possessore di “ordigni nucleari” (“ne può fare più di una decina”, sostengono gli esperti, in base ai dati dei “controllori” IAEA; ma la stessa IAEA dichiara che l’Iran non potrebbe in ogni caso disporre di una sola bomba prima di tre anni). Lo stesso trattamento di minuzioso controllo penso sia riservato alla Corea del Nord (ma nessuno la ha ancora aggredita per questo), come se fossero solo Iran e Corea del Nord gli unici due stati al mondo che, maneggiando tecnologie che utilizzano Uranio, minacciano di scatenare una guerra nucleare senza il benestare degli Americani o contro gli Americani stessi. Anzitutto lascia perplessi l’ambiguità di Israele, di Trump e di tutti i loro “cortigiani” che affermano: “Iran cannot have the bomb”, da tutti, anche dalla Meloni, intesa come “All’Iran non si deve permettere di avere la bomba”, mentre può avere il significato opposto di “L’Iran non è in grado di farsi la bomba”. Ma comunque sia, ci si chiede da anni come ci si possa illudere di avere sotto controllo la situazione degli armamenti nucleari nel Mondo, quando si trascurano completamente i progressi, spesso significativi, che in ogni Continente vengono annunciati sullo sviluppo della Bomba H, camuffati da scoperte fatte nell’ambito della ricerca dell'”energia nucleare a fusione per uso civile”. Già nei lontanissimi anni ’50, durante la Guerra Fredda (e la corsa per lo Spazio), USA e, subito dopo, URSS si vantavano di avere realizzato (e fatto esplodere sottoterra, provocando piccoli terremoti) bombe anche 3000 volte più potenti di quella di Hiroshima e, dato che nessuno si è mai sognato di bloccare questi sviluppi, non si può immaginare a che punto siano arrivati 70 anni più tardi, quando si scopre che, per esempio, l’Istituto Californiano Livermore da allora non ha mai cessato di studiare l’ormai leggendaria Bomba all’Idrogeno (o Bomba H). Contemporaneamente non ci sarebbe da meravigliarsi se altre grosse Potenze (Cina, India, Giappone, Australia, Canada, per esempio, che ufficialmente partecipano a programmi internazionali di ricerca sulla Fusione Nucleare) avessero raggiunto livelli di conoscenza e di sviluppo (della bomba H) pari a quelli dei Russi o degli Americani. Io sospetto fortemente che il gran rumore che si fa sulla diffusione della tristemente famosa bomba all’uranio nasconda spiacevoli sorprese sull’avanzamento della più devastante bomba H, e sono convinto che la scoperta di un eventuale raggiungimento di livello critico di arricchimento dell’uranio da parte dell’Iran sia soltanto un “casus belli” usato pretestuosamente da Netanyahu per impedire all’antico nemico persiano di vivere in pace, e di riuscire finalmente a concludere con gli USA il negoziato sul “nucleare”, che si dice fosse nella sua fase conclusiva.
L’Iran è indietro e non è ancora in grado di minacciare veramente nessuno
Ciò che è sicuro è che l’Iran non ha ancora prodotto un prototipo della Bomba (ammesso che ne abbia il progetto), ma nemmeno ha arricchito l’uranio al di sopra del 60%, mentre il livello finora considerato necessario per una bomba “convenzionale” all’idrogeno è superiore al 90%. Quindi l’aggressione di Israele all’Iran è certamente sproporzionata alla “colpa” che gli si attribuisce (così come si è rivelata sproporzionata l’aggressione alla Palestina per le colpe di Hamas). In sostanza, l’Iran potrebbe vivere bene e meglio senza la bomba atomica, a meno che questa non gli serva per completare la Bomba H: ma qui si cadrebbe nella fantascienza. Infatti è vero che ancora all’inizio degli anni 2000 si credeva che una bomba all’idrogeno necessitasse dell’innesco con una bomba all’uranio (così furono sperimentate all’inizio le bombe H) e che quindi non si potessero usare bombe H senza avere anche la disponibilità di bombe all’uranio; ma può darsi che questo piccolo ostacolo dopo 70 anni sia stato superato, anche grazie alle ricerche ininterrotte sulla fusione nucleare condotte nei laboratori americani ed europei.
La terza guerra mondiale: burletta politica o verità?
