Alessandria (Piero Evaristo Giacobone) – Mio malgrado, lavorando nella capitale della Mandrognìa dove ogni giorno ce n’è una, devo fare gli straordinari. E devo tornare sulla brutta – ma proprio brutta – storia del Soggiorno Borsalino di Alessandria col suo debito gigantesco, su cui siamo tornati più volte nel silenzio della stampa mandrogna di regime (una vergogna), sulla Cooperativa Punto Service di Vercelli che s’è consolidato in 2,9 milioni di euro (avete letto bene). Il danno è enorme, nei confronti di un’Impresa che ha gestito il Borsalino dignitosamente, anche nel periodo più duro della Pandemia, pagando fino all ultimo giorno dipendenti e fornitori, senza essere pagata (un fatto che pochi segnalano e che ancora più raramente avviene) ma che è stata estromessa con una gara gestita da certi avvocati di Torino con procedure su cui la stessa giustizia civile s’è espressa in modo difforme e, diciamo in modo amabile, controverso. A questo debito si aggiungono gli almeno quattro milioni dovuti alle Banche (soprattutto la Banca Popolare di Milano), di cui è socia la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria che tuttavia ha nominato un amministratore nel consiglio del Soggiorno Borsalino, come del resto ha fatto anche il Comune di Alessandria, che fa finta di niente. Resta il mistero di come si possa pagare la mole enorme dei debiti (circa 7 milioni di euro) sia stato affidato all’affitto che per 40 anni percepirà il Soggiorno Borsalino dalla ditta vincitrice nonché unica partecipante alla gara (?), tale “Il Gabbiano di Alessandria” (se l’affitto è pari, come si dice, a 350.000 euro annui ci vorranno vent’anni più gli interessi per saldare il conto). Forse sarebbe stato meglio trovare altre formule per affittare la Struttura, magari un canone anticipato che permettesse il pagamento dei debiti o altro che sicuramente gli avvocati dell’Ipab Borsalino, solo nello studio di Torino, sono ben 23, potevano elaborare. Forse ci si dovrebbe domandare cosa succederà quando i creditori otterranno ragione. Certo che il silenzio che avvolge la vicenda è una brutta roba e conferma che qui da noi il famoso “Mo’ Mo’” non è tramontato…, anzi!
Stavolta però si tratta di roba grossa, troppo grossa per essere nascosta sotto la cenere, una bomba inesplosa che il Cda del Borsalino, tuttora Ente Pubblico, non sembra in grado di disinnescare.
E io pago.
Sull’Ipab Borsalino la stampa di regime tace, noi no
