Bergamo (Carlo Migliore di 3B Meteo) – Rendere verde il deserto si può, la sfida inizia dal Marocco. Il verde abbassa la temperatura del suolo e dell’aria soprastante, assorbe anidride carbonica dall’atmosfera e riduce il rischio di eventi alluvionali estremi, oltre a fornire, se coltivato adeguatamente una ulteriore riserva di cibo per la popolazione. Cos’altro si dovrebbe sapere per decidere di investire quanto più possibile in quella direzione nelle zone in cui manca?
Da alcuni anni in Marocco è nata una Startup dal nome evocativo, “Sand to green” letteralmente “sabbia che diventa verde” con un progetto ambizioso, coltivare il deserto! La strategia di Sand to Green si basa su alcuni elementi fondamentali: l’agroforestazione, un metodo che integra la coltivazione di alberi da frutto e erbe aromatiche in un unico spazio, massimizzando la biodiversità e l’efficienza delle risorse. L’intercropping, una tecnica che consente di coltivare diverse specie vegetali insieme, ottimizzando lo spazio e aumentano la produzione. L’uso di acqua salmastra, una risorsa spesso abbondante nelle aree costiere desertiche. Sand to Green impiega tecnologie solari per desalinizzare questa acqua, rendendola adatta all’irrigazione. Quarto e ultimo aspetto cruciale del loro metodo, la rigenerazione del suolo con concime verde, una miscela che include compost, biochar e microrganismi che aiutano il terreno sterile a risvegliarsi.
Nel corso di una sperimentazione quinquennale su un’area di cinque ettari nel sud del Marocco, hanno testato una varietà di piante per identificare quelle più adatte a questo ambiente. Il prossimo obiettivo è l’ampliamento del progetto a un sito commerciale di 20 ettari, sempre nel sud del Marocco. Le tecniche della startup potrebbero essere utilissime in Paesi come Mauritania, Senegal, Namibia, Egitto, nella penisola arabica, in alcune zone degli Stati Uniti e sulla costa messicana. Potrebbero inoltre rappresentare l’inizio di una vera e propria “Corsa al verde” mirata a recuperare dal suolo sterile e desertico quelle caratteristiche che lo rendono fondamentale per l’esistenza umana. Questo senza considerare gli indubbi benefici per la biodiversità e il clima della Terra.