Confesso che l’operazione della Associazione Sportiva ASCA e l’affidamento del glorioso stadio “Moccagatta” alla nuova Società, sebbene conseguenza di uno stato di disperazione, sa di buono. Sa di tradizione e di umiltà. Quella tradizione e quella umiltà di cui Alessandria ritengo abbia un gran bisogno. La Città (e la sua debole classe dirigente) ha soprattutto bisogno di non correre più dietro agli imbonitori e ai truffatori che venuti da vicino o da lontano illudono spacciandosi per magnati o per “salvatori della Patria”, quando, al contrario, sono in realtà più disperati di noi. La Centrale del Latte di Alessandria e Asti e l’Alessandria Calcio ne sono una prova evidente. Purtroppo temo che anche AMAG faccia la stessa fine (già vedo scorrere la scena finale del film). “Forza e Coraggio” sa di una tradizione che ogni città deve custodire gelosamente e che, al contrario, Alessandria non ha custodito. Fiera di San Giorgio, Battaglia di Marengo, Cappello Borsalino sono solo alcuni dei caduti di una guerra persa. Alessandria, come una donna di facili costumi, è corsa dietro all’effimero e alle illusioni di un mondo fatto di soldi facili, finanza creativa ed egoismo individuale. Un mondo di falsa magia che dura solo il tempo di una notte e scompare in un attimo al levar del sole. Insomma: il mondo del diavolo. Amministratori incapaci, finanzieri spiantati, gruppi industriali famelici e affabulatori di strada hanno finito per invadere letteralmente come un cancro l’organismo sano della Città. Oggi è necessario ripristinare i confini, coniare un nuovo slogan: “Non passeranno” come disse il generale francese Robert Nivelle durante la battaglia di Verdun della prima guerra mondiale. Anche perché l’infausto slogan “In cederran mai…” coniato dall’ex presidente della squadra e attribuito al leggendario Gagliaudo continua ad alimentare un falso storico molto pericoloso per la Città: ma veramente pensiamo che siano stati i contadini e i coloni del contado a sconfiggere l’esercito imperiale? O l’ingenuo inganno della vacca che troviamo nella storia di molte città italiane? No. Alessandria resistette, certamente anche per il coraggio della popolazione locale, ma soprattutto per la guida, l’intelligenza e la forza di un insediamento templare che volle dare un nome alla città molto evocativo: una città cristiana e autosufficiente, come tutti gli insediamenti templari.
Per Alessandria in ginocchio ci vogliono forza e coraggio, tradizione e umiltà
