Alessandria – “Mors tua vita mea” (morte tua, vita mia). Il brocardo di origine medievale sembra essere entrato nel lessico e nei comportamenti del nostro sindaco Giorgio Abonante. Dopo la defenestrazione non molto garbata del vicesindaco Barrera, in questi giorni è toccato al povero Danilo Rapetti, illuso ingenuamente che il Nostro tradisse tutta la sua storia politica e dall’alto della carica istituzionale che ricompre lo facesse votare a presidente della provincia. Se la mattina un furbo e uno scemo si alzano e s’incontrano per strada, l’affare è fatto. La lezione, però, non serve solo al povero malcapitato (o malcapitata) di turno, bensì segnala un cambiamento di sostanza nel modo di far politica in città. Se è vero che, come disse l’ex ministro socialista della prima repubblica Rino Formica, la politica è “sangue e m…a”, il nostro sindaco Abonante ha adottato pienamente quella scuola di pensiero. Forse ce n’era bisogno; si vedrà dai risultati. Per ora si registra una chiara intenzione di applicare i principi di partecipazione e consultazione classici di una certa sinistra benpensante e politicamente corretta in modo nuovo: “Ti sto a sentire, ma poi decido io come mi pare”. Forse tutto ciò nasce dall’esperienza disastrosa della democrazia digitale dei pentastellati o dalle riflessioni tecnico – elettorali dalle teste d’uovo della sinistra capitalista e liberista (che non vuol dire liberale ma è molto presente anche in Alessandria e che legge il quotidiano finanziario di Londra come se leggesse il bisettimanale locale). Sta di fatto che il cinismo, categoria politica storicamente un po’ accreditata al pensiero di destra è oggi pervenuto con forza anche a sinistra. Poiché Alessandria ha certamente bisogno di qualcuno che “tagli corto” sulle “seghe mentali” di quelli che non sapendo fare loro vorrebbero insegnare agli altri, non sembra male inaugurare una nuova stagione di sindaci più risoluti e più pragmatici, i quali “pagato” il debito elettorale con prebende e regalìe a favore di coloro che potrebbero sfiduciarli durante il mandato, fanno spallucce degli azzeccagarbugli e si dedicano a realizzare qualcosa di serio per una città che da molto tempo ha perso la faccia. Il problema, però, sorge quando ad alzarsi e a incontrarsi sono due furbi, nel qual caso si potrebbe aprire una lotta intestina non proprio favorevole per il bene della città amministrata. È il caso del vicesindaco Barosini (de Roma) che, abbracciato il cinismo politico in maniera del tutto evangelico (no, non nel porgere l’altra guancia, ma nel “chi non è con me è contro di me”), ha interesse a “sostenere” la vita politica del sindaco Abonante solo fino a quando – esaurita la spinta motivazionale di quest’ultimo e in una città che cambia sindaco a ogni tornata elettorale (sul tema ho già scritto con l’articolo “Alessandria, chi sei, da dove vieni, dove vuoi andare?”) può rinascere come l’Araba Fenice dopo un’operazione chirurgica di “rivergination” per usare la lingua barbara. Nel frattempo, cosa fa il centro destra alessandrino? Cerca un furbo da alzare la mattina alla ricerca di uno scemo, ma per ora ci pare che in giro ci siano solo scemi.