Novi Ligure (r.c.) – Proprio nel momento in cui la Pernigotti sembrava aver ricominciato a produrre, soprattutto uova di Pasqua, dato il periodo della festività ormai imminente, tutto si è fermato, di colpo.
Motivo principale sono le conseguenze della stagnazione del mercato causata dall’emergenza coronavirus. La settantina di dipendenti rimasta in attività è a casa, in cassa integrazione per due settimane mentre gli interinali nei mesi di aprile e maggio, che solitamente corrispondono alla bassa stagione, non lavorano. A questo si è poi aggiunta la crisi generale dovuta alla pandemia.
In cassa integrazione anche gli impiegati e i commerciali che lavorano nella sede di Milano.
Il futuro dell’attività, come per tutti gli stabilimenti, si deciderà nelle prossime settimane in base all’andamento dell’emergenza sanitaria. In estate, in fabbrica a Novi sono infatti solitamente richiamati gli interinali con l’avvio della campagna del Natale.
Insomma, una ulteriore mazzata sulle spalle di un’azienda già pesantemente martoriata da una storia di fallimenti e di passaggi di proprietà.
La storia ormai, è nota.
L’azienda di Novi Ligure nata nel 1860, con una storia dunque ultracentenaria alle spalle, nel febbraio del 2019 chiuse ufficialmente i suoi battenti in viale della Rimembranza.
Per oltre un secolo e mezzo, lo stabilimento aveva prodotto gianduiotti, torroni, uova di Pasqua e preparati per gelati.
Un orgoglio per Novi e per l’imprenditoria piemontese. Un’azienda che si era rapidamente affermata in tutta Italia e in tutto il mondo per le sue deliziose creazioni ma che, negli ultimi anni, si era ritrovata a fare i conti con una crisi senza fine.
Da tempo, infatti, Pernigotti faceva parte della turca Toksoz Group. Proprio la famiglia Toksoz – era il febbraio dell’anno scorso – aveva deciso di vendere il marchio e, di conseguenza, i 100 dipendenti che vi avevano lavorato erano stati licenziati.
Da lì in poi fu solo un’agonia per la storica azienda dolciaria tra proclami della politica e dei sindacati – che avrebbero dovuto, forse, svegliarsi prima – con tavoli di lavoro a non finire.
Le ultime vicende riguardarono la Spes di Torino e la Emendatori di Rimini, interessate la prima alla produzione del cioccolato, delle praline e dei torroni, la seconda al comparto dei gelati.
Ma anche in questo caso la vicenda divenne davvero ingarbugliata tanto che Emendatori, che da sempre si era detto interessato all’azienda novese ritenendola un obiettivo primario, alla fine ha intentato una battaglia legale all’azienda di proprietà dei fratelli Toksoz contestando a Pernigotti di avere violato le regole della trattativa, “agendo in smaccata violazione del dovere di buona fede” trattando con Optima in modo “occulto” e per “finalità puramente opportunistiche”, ovvero strappare un prezzo migliore per l’asset. Inoltre, i legali dell’imprenditore romagnolo avevano accusato la Pernigotti di aver provocato “premeditatamente il mancato avveramento delle condizioni sospensive” necessarie per firmare invece il closing con Emendatori. Da queste argomentazioni era nata la richiesta, da parte dei legali di Emendatori, di sequestro cautelativo del ramo d’azienda I&P, del marchio Pernigotti-Maestri Gelatieri Italiani e dei documenti legati alla transazione tra Optima e Pernigotti che avrebbe infatti trattato in parallelo con il successivo acquirente mentre era già stato firmato l’accordo preliminare con Emendatori ed era ormai imminente la firma del contratto definitivo, prevista per il 30 settembre scorso.
Inoltre, Emendatori aveva citato in giudizio Pernigotti per svariati milioni di euro, pari ai mancati ricavi dell’acquisizione del ramo d’azienda I&P.
Insomma una agguerritissima battaglia legale tanto che oggi, 7 aprile, in tribunale a Milano, era prevista l’udienza sulla causa intentata all’azienda novese dall’imprenditore riminese.
L’attività nel tribunale del capoluogo lombardo è però sospesa per il coronavirus: l’udienza è stata rinviata. Da fissare la nuova data.
Vicenda Pernigotti: il cioccolato sta diventando… Giallo
