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Lo smartphone riduce la capacità cognitiva del 20%. Anche se è spento. L’unica soluzione? Separarsene fisicamente

30 Luglio 2018adminTecnologia153

Lo smartphone riduce la capacità cognitiva del 20%. Anche se è spento. L’unica soluzione? Separarsene fisicamente

di Gea Scancarello – Disconnettetevi! Ormai lo consigliano un po’ tutti, da chi propone pacchetti vacanza nella natura fino ai legislatori di Stato che – in Francia per esempio – hanno messo su carta il diritto dei lavoratori a non restare incollati a mail e a smartphone oltre gli orari d’ufficio.
Ma se consigliare di staccare gli occhi dallo schermo e appoggiarlo su un libro o su un bel paesaggio è semplice buon senso, la questione della nostra dipendenza dai dispositivi tecnologici – digital addiction, in inglese e nel linguaggio corrente – ha conseguenze quasi impensabili, che la comunità scientifica ha iniziato a indagare. Uno studio dell’università di Austin, in Texas, ha rivelato per esempio che la semplice presenza dello smartphone vicino a noi riduce la nostra capacità cognitiva anche del 20%. Persino se è spento, o rivolto con lo schermo verso il basso. Persino cioè se ci impegniamo a non controllare il flusso pressoché costante di messaggi e notifiche con cui siamo costantemente sollecitati.
L’equipe guidata dal professor Adrian Ward lo ha messo nero su bianco, dopo aver condotto svariati set di esperimenti: “Proponiamo che la sola presenza del proprio smartphone possa causare drenaggio di risorse del cervello (brain drain) perché le nostre limitate risorse cognitive sono impegnata in sforzi per controllare l’attenzione [cioè per evitare di controllare il telefono, ndr]. Visto che lo stesso set di risorse deve supportare sia questo controllo sia altri processi cognitivi, le risorse che utilizziamo per inibire la nostra automatica attenzione al telefono non possono essere utilizzate per altri compiti, con risultati sulle nostre performance”.
La premessa dei ricercatori è che per compensare lo squilibrio tra l’abbondanza di informazioni che arrivano dall’esterno e la nostra limitata capacità di elaborare quelle informazioni è necessario essere selettivi nella scelta degli stimoli a cui prestare attenzione. Due sono i fattori da considerare: la salienza (in inglese: salience), per esempio la vicinanza fisica allo stimolo, e la rilevanza dello stimolo per riuscire a raggiungere i nostri obiettivi.
Nel primo degli esperimenti condotti su un gruppo di 520 persone, i ricercatori si sono concentrati sulla salienza chiedendo a una frazione dei partecipanti di lasciare i loro telefoni in un’altra stanza, ad altri di tenere il telefono in tasca e a un ultimo gruppo di metterlo sulla scrivania a schermo in giù. Tutti gli smartphone non potevano emettere alcun suono e nessuna notifica era visibile. A tutti è stato poi chiesto di eseguire due test standard (OSpan Task e Matrici progressive standard di Raven) che misurano la capacità cognitiva, sulla base di due criteri, la “memoria del lavoro” (working memory) e l’intelligenza funzionale fluida: la prima è l’architrave dalla capacità cognitiva, e indica la capacità di selezionare ed elaborare gli stimoli necessari per completare il compito che ci è richiesto in uno specifico momento; la seconda è la capacità di risolvere problemi nuovi, indipendentemente dalle capacità preacquisite.
I risultati dimostrano che, pur essendo i partecipanti fortemente concentrati sui loro test, lo spettro della loro capacità cognitiva, in entrambe le dimensioni, era ridotto in misura maggiore quanto più erano vicini ai telefoni, quindi la capacità era in assoluto minore per coloro il cui telefono era appoggiato sulla scrivania. Come se lo sforzo di non controllarlo, assolutamente inconscio, drenasse risorse a tutto il resto.
Dati questi risultati, in un secondo esperimento i ricercatori hanno aggiunto un elemento, chiedendo ad alcuni partecipanti di spegnere il telefono e ad altri no: se infatti nel primo caso i partecipanti sapevano che notifiche e messaggi stavano comunque arrivando, il telefono spento assicurava che anche volendo non ci sarebbe stato nulla da guardare. In questo secondo caso inoltre le 270 persone coinvolte venivano classificate in base al loro rapporto con lo smartphone: scarso, normale o di dipendenza.
I risultati hanno confermato che persino con il telefono spento tanto la capacità di memoria quanto l’intelligenza fluida erano ridotte, aggiungendo inoltre che questo è tanto più vero quanto più i partecipanti hanno un legame stretto con lo smartphone.
Ragione per cui, è la conclusione degli scienziati, la situazione più efficace per cercare di riacquistare capacità cognitiva è essere fisicamente separati dal proprio telefono, tenendolo in un’altra stanza e comunque non in vista.
Gli smartphone, che hanno portato nelle nostre vite rivoluzionaria possibilità di connettività, di ricerca e di informazione, non sono insomma soltanto dei prodigiosi strumenti nelle nostre tasche. Lo studio appena raccontato si somma a molti altri elementi che negli ultimi anni stanno delineando le cosiddette digital addiction: se il 95% degli americani (e tendiamo a credere anche degli italiani) dice di non potere stare senza smarphone, altri studi rivelano che la separazione forzata dal telefono produce ansietà e accelerazione del battito cardiaco, e l’89% dei possessori di iPhone e affini dichiara di sentire “squilli fantasma”, o di percepire vibrazioni. Mentre chi supera i 20 minuti al giorno su Facebook ammette di sentirsi depresso, insoddisfatto e frustrato, tanto che gli stessi giganti tech stanno cercando di correre ai ripari introducendo strumenti per controllare meglio il tempo dedicato alle varie App.

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